Il Profumo a Firenze
La storia di Firenze, città del fiore, la "fiorita", oltre all'arte, la moda e la cucina è profondamente legata ai profumi, agli aromi, alle fragranze ed alla loro storia.
Oggi la funzione dei profumi ed essenze non solo è legata al piacere ma assume anche una valenza terapeutica. Sin dai tempi di Ippocrate si sono attribuite ai profumi virtù curative; non solo le essenze ci provocano piacere ma calmano lo spirito e depurano il corpo.
Il profumo nell'antichità
Nell’antichità il profumo è sempre stato usato per compiacere gli dèi, la pratica di bruciare essenze e incensi sugli altari con il fumo che sale per raggiungere Dio è divenuto simbolo di preghiera. Si è iniziato inoltre da tempi antichi a ungere le statue con oli profumati e a cospargerle con essenze così da diventare simbolo dell’immortalità.
Nell’antica Grecia le spose potevano profumarsi solo il giorno delle nozze ma era sconsigliato usare il profumo in altre occasioni. Dal punto di vista psicologico l’olfatto è stato spesso legato all’istinto o all’intuito, infatti si dice “ha naso” o “ha fiuto” a chi ha la capacità di comprendere istintivamente e con prontezza.
Fu Alessandro Magno, all’inizio del quarto secolo, che intraprese lunghi viaggi in Arabia e India per procurarsi le migliori erbe aromatiche e svelò al mondo la “via del profumo e delle spezie”. Il bottino della sua vittoria contro Dario III re di Persia comprendeva oltre a oro e materiali preziosi anche aromi e profumi vari. Furono le sue conquiste a contribuire alla diffusione dei profumi animali nel bacino del Mediterraneo, come l’ambra grigia e il muschio secreto da una ghiandola dello zibetto.
Nel periodo ellenistico si iniziò a produrre profumi ed olii profumati in larga scala, le classi più agiate iniziarono a profumarsi ed a cospargersi il corpo con olii aromatici, la percezione del corpo cambiò, divenne prezioso e degno di ricevere le stesse attenzioni riservate agli dèi e la produzione di profumi divenne “industriale”.
Ad Atene si aprirono profumerie presso l’agorà e queste divennero luoghi di incontro per le classi più agiate della città e lo stesso accadeva a Roma.
Nel palazzo dorato di Nerone vi erano essenze che bruciavano costantemente, come avveniva nelle dimore di Dario e Alessandro. Durante le sontuose feste dell’Imperatore i soffitti si aprivano facendo ricadere sugli invitati una pioggia di profumi preziosi.
Il profumo a Firenze
Arrivando, attraverso il medioevo, all’epoca rinascimentale, è qui a Firenze che l’uso del profumo diventa sempre più importante. La distillazione dei fiori, l’uso delle essenze profumate contraddistinse il ruolo sociale della ricca mercanzia fiorentina che voleva distinguersi anche attraverso l’uso di profumi pregiati e costosissimi.
L’arte dei profumieri ebbe origine a Creta e a Cipro, isola devota ad Afrodite, detta “dea cipria”, era qui infatti che si creavano tra gli altri anche olii alla rosa, fiore riferito alla dea, come vediamo nel quadro del Botticelli degli Uffizi.
Caterina dé Medici
Nel 1533 la quattordicenne Caterina de’ Medici andata sposa al Duca d’Orléans, futuro re di Francia anch’egli quattordicenne, introduce alla corte francese, grazie al suo profumiere di fiducia Renato Bianco e ai frati di Santa Maria Novella, l’uso dei profumi già largamente utilizzati nelle Corti italiane.
E René le Florentin, come venne più tardi chiamato dai parigini, si mise al lavoro contribuendo alla nascita di una miriade di novelli profumieri che aprirono botteghe in tutta Parigi per provvedere a una società bramosa di essenze profumate. Se dovessimo stabilire un periodo nella storia in cui il profumo emerse dalle nebbie fumose del medioevo dove era stato dimenticato dopo i fasti d’epoca romana per divenire elemento indispensabile alla convivenza sociale delle classi più agiate, potremmo designare l’epoca in cui Caterina de’ Medici si stabilì alla Corte di Francia.
Caterina de’ Medici proveniva da una città, Firenze, in cui i profumi erano regolarmente indossati dalle dame di ricco lignaggio o nobile casato, e quasi tutti i conventi dei maggiori centri urbani d’Italia avevano almeno un frate alchimista che si dedicava alla lavorazione delle erbe e all’estrazione delle loro essenze.
L'Iris fiorentino
Fu la Regina ad importare in Francia la radice dell'Iris fiorentino, simbolo della città, conosciuto anche come "Giaggiolo", con il quale si otteneva il Talco fiorentino, una cipria usata per sbiancare il volto, diventata di moda in tutte le corti europee.
Il portaprofumo
Accessorio comune delle dame era una cintura fatta di piccole sfere che contenevano il profumo , come si vede nel dipinto di Tiziano “La Bella” alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze che ritrae una bellissima fanciulla con un ricchissimo abito di velluto e broccato e una cintura fatta di piccole sfere dove era contenuto del profumo.
Il Profumo a Firenze oggi
Ancora oggi a Firenze operano “nasi” sopraffini che nei loro ateliers creano profumi personalizzati e sviluppano una tradizione antichissima nata nel Rinascimento con Messer Bianco, maestro profumiere dal fiuto delicato e sensibile.
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